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Che confusione
Sarà che prescriviamo.
Prescriviamo antibiotici, lo facciamo troppo di frequente, talvolta in maniera scorretta, spesso senza un buon motivo. Non che sia tutta colpa nostra. La letteratura non ci aiuta, lasciandoci spesso senza risposte. Anche per le questioni più elementari, quale la scelta della migliore molecola per il trattamento di un’infezione odontogena. Il risultato è, appunto, una grande confusione.
Provo a chiarire il concetto: secondo l’AIFA l’antibiotico in assoluto più impiegato in Italia è l’associazione amoxicillina e clavulanato, prescritta sei volte più spesso della sola amoxicillina. Che invece è di gran lunga la preferita dagli odontoiatri inglesi, da cui è impiegata 140 volte più spesso dell’associazione con l’acido clavulanico. Nella top 5 degli antibiotici preferiti dai colleghi turchi compaiono la spiramicina e la sultamicillina. Ma forse la più sorprendente è la Norvegia, dove il principio attivo utilizzato più frequentemente per le infezioni odontogene è (non lo indovinerete mai) la penicillina V, che in Italia nessuno prescrive perché non esiste (a meno che i vostri pazienti non siano cani o gatti). Cambiando continente scopriamo che la prima scelta per gli odontoiatri giapponesi sono le cefalosporine di terza generazione.
Ha senso questa variabilità geografica? A me pare di no. Se poi ci inoltrassimo nel campo delle posologie o in quello ancora più incerto delle profilassi, il quadro si farebbe indecifrabile.
Una delle conseguenze di un uso così disordinato (forse irrazionale sarebbe l’espressione più accurata) degli antibiotici è lo sviluppo di resistenze. Argomento fisso dell’editoriale di novembre.
Eccovi qualche aggiornamento sull’argomento (uno solo è una buona notizia).
Nel 2019 i morti per resistenze antibiotiche nel mondo sono stati stimati tra 1.27 e 4.95 milioni. Solidi dati epidemiologici hanno mostrato un’associazione tra i livelli di inquinamento atmosferico da particolato PM2,5 e resistenze antibiotiche. L’intelligenza artificiale ha aiutato a individuare un potenziale nuovo antibiotico: l’abaucina. Gli antidepressivi potrebbero contribuire allo sviluppo di batteri resistenti.
Buona lettura.
Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos