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Sul valutare
Ho appena terminato la lettura di “Sul pubblicare in medicina”, un agile e scorrevole libro di Luca De Fiore. Lo raccomando a chi si occupa di ricerca, a chi insegna in una facoltà di medicina, e a chi, a diverso titolo, ha a che fare con le riviste scientifiche. Per quelli poi, come spesso capita, che svolgono un lavoro che prevede tutte queste attività, e magari sono a inizio carriera, questo è un testo indispensabile, perché aiuta a comprendere i processi, non sempre virtuosi, che oggi stanno modificando in profondità l’editoria scientifica. Se quindi non siete sicuri di cosa si intenda per open access, avete dubbi su cosa sia un archivio preprint e non conoscete il meccanismo del paper mill, procuratevelo. Giunti alla fine, avrete le idee molto più chiare.
Secondo l’autore una delle cause di molte delle deformazioni dell’attuale editoria scientifica è che la pubblicazione di articoli non è più finalizzata alla produzione e condivisione di nuova conoscenza, ma ha come scopo primario quello di allungare il curriculum, grazie a cui migliorare la propria posizione professionale, accademica o meno che sia. Questo perché singoli ricercatori, gruppi di lavoro, dipartimenti e intere università vengono valutati dovunque nel mondo mediante indicatori calcolati sulla base del numero di pubblicazioni e citazioni.
Condivido la preoccupazione dell’autore, anche perché i numeri sono indiscutibili e i segnali allarmanti. Ma per chi in passato si è sottoposto a valutazioni comparative (leggasi i concorsi universitari) in cui l’unico metro era l’opinione dei commissari (troppo spesso non imparziali), l’oggettività dei numeri è stato un deciso passo in avanti.
Valutare è sempre difficile, che si tratti di uno studente che sostiene un esame o il candidato a un posto di lavoro. E riflettendo su questo mentre pedalavo per andare al lavoro mi è sorta una domanda: “ma come si valuta un odontoiatra?”. Non ci avevo mai pensato troppo, e le mie risposte sono state diverse e confuse (nel mentre dovevo salvarmi dal traffico milanese): la perizia tecnica, la salute dei pazienti, la soddisfazione degli stessi, la stima dei colleghi, il fatturato, la capacità imprenditoriale, la reputazione social, la leadership del team. Qualche altra idea? (ma forse la mia è una domanda che non merita risposte).
Buona lettura.
Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos