Articles
Comunità
A maggio tornerò finalmente allo stadio dopo due anni di quaresima. Come sapete il 31 marzo scorso si è concluso lo stato di emergenza e questo ha significato, tra l’altro, il ritorno alla capienza al 100% degli impianti sportivi e quindi il rinnovo del mio abbonamento, anche se solo per le ultime tre partite casalinghe.
Si è chiuso lo stato di emergenza anche se ci si continua ad ammalare (a me è capitato proprio lo scorso marzo) e in qualche paese la situazione è ancora piuttosto critica. Ma forse qualche considerazione su questi due anni non è troppo presto per farla.
Resteranno le terapie a RNA (con grandi speranze per molti pazienti), ma anche le riunioni davanti al computer (non che quelle in presenza fossero uno spasso). Se ne andranno, forse, le mascherine (chissà quando mi sentirò di farne a meno in metropolitana) e, spero, la resilienza (parola abusata da cancellare se non dal vocabolario almeno dalle conversazioni). Torneranno baci, abbracci e, appunto, stadi pieni (meglio se in contemporanea, nel mio stadio, e per i colori giusti).
La lezione che mi pare più importante è che abbiamo imparato quanto la via d’uscita da una crisi come questa possa essere solo di comunità: se tutti (o quasi) partecipano alla soluzione, se tutti (o quasi) seguono le regole. Anche quando le regole cambiano, sono imperfette, a volte pure sbagliate, come è accaduto, e come è inevitabile quando si affronta qualcosa di sconosciuto.
Credo che la nostra comunità abbia dato buona prova di sé in tutte le sue componenti: odontoiatri, igienisti, assistenti, amministrativi, docenti, studenti. Abbiamo accettato le chiusure quando era necessario, mentre chi doveva è rimasto sempre a disposizione. Abbiamo mostrato quanto siano efficaci le misure che da lustri utilizziamo per proteggere pazienti e team dalle infezioni. Ci siamo vaccinati in massa. E se chi ha deciso di non farlo accettandone le conseguenze è difficile da comprendere, chi è ricorso a furbate per continuare a lavorare ha tradito due comunità, e non merita alcun rispetto né come cittadino, né come odontoiatra.
E a proposito di chi si è messo a disposizione nei momenti più bui, c’è da registrare la rapida estinzione degli angeli e la ricomparsa dei lavoratori precari e mal pagati.
Buona lettura.
Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos