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Lesioni osteolitiche dei mascellari: iter diagnostico e terapeutico – Modulo 1: Approccio clinico alle lesioni osteolitiche

OBIETTIVI: L’obiettivo di questo Modulo è introdurre il clinico al corretto approccio per la gestione diagnostica delle lesioni osteolitiche dei mascellari. Consapevoli che la diagnosi di certezza viene sempre fornita dall’esame istologico, verranno analizzate tutte le accortezze che il clinico deve avere durante l’esame extra-orale e intraorale e i parametri radiografici che devono essere esaminati per avere un’idea più chiara della natura della lesione, così da poter formulare un’ipotesi diagnostica che guidi il processo decisionale terapeutico.

MATERIALI E METODI: È stata presa in analisi la più recente letteratura internazionale disponibile, rinvenuta attraverso le principali banche dati (PubMed, Medline, Scopus, Google Scholar e Cochrane Library), coniugata all’esperienza derivata da svariati anni di attività clinica degli autori.

RISULTATI: I dati riportati in letteratura evidenziano come un’approfondita indagine clinico- radiografica, congiunta a una completa raccolta anamnestica, sia fondamentale per ridurre il numero di lesioni che vanno in diagnosi differenziale e dunque per discernere l’approccio interventistico o meno a un determinato tipo di lesione.
In primis, infatti, i dati anamnestici consentono di individuare lesioni osteolitiche che si sviluppano all’interno di patologie sindromiche come la sindrome di Gorlin-Goltz o la sindrome di Marfan. Ulteriormente, le informazioni cliniche raccolte durante la visita relative a sintomatologia, sondaggi, mobilità e tumefazioni permettono al clinico di indirizzare diagnosi verso una lesione più o meno aggressiva e di conseguenza di avere un approccio, rispettivamente, più o meno conservativo nei confronti della lesione stessa. Infine, le informazioni radiografiche permettono di valutare il grado di estensione e l’eventuale coinvolgimento di strutture dell’apparato stomatognatico (elementi dentali, corticale ossea, fasci vascolo-nervosi adiacenti).

DISCUSSIONE: Le lesioni osteolitiche non tumorali generano quadri asintomatici e possono comportare sintomatologia solo nei casi diagnosticati con un certo ritardo per via della crescita, seppur lenta, di tipo espansivo che può risultare in algia e senso di tensione dei tessuti molli. Inoltre, dal punto di vista radiografico le lesioni non aggressive possono portare, nei casi siano già molto espanse, a erosione delle corticali senza però associarsi a mutamenti della sensibilità nervosa. Al contrario, le lesioni aggressive comportano quadri clinici sintomatici dovuti alla compromissione di strutture nervose
adiacenti l’epicentro della lesione; hanno una rapida velocità di crescita espansiva e dal punto di vista radiografico, oltre a poter erodere le corticali, possono associarsi a rizolisi degli elementi dentali coinvolti nella lesione.

CONCLUSIONI: L’odontoiatra deve essere in grado di discernere, attraverso una profonda conoscenza anamnestica e un’accurata indagine clinica e radiografica, le forme più o meno aggressive delle lesioni
osteolitiche al fine di potere discriminare i casi che necessitano di un approccio osservazionale e un mantenimento del paziente in regime di follow-up dai casi che necessitano di un approccio interventistico, preceduto da uno step di inquadramento istologico della lesione tramite intervento bioptico.

SIGNIFICATO CLINICO: L’adeguata valutazione anamnesticoclinico- radiografica di una lesione osteolitica diviene fondamentale ai fini diagnostici per garantire la corretta gestione terapeutica e la predicibilità prognostica al trattamento.

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Table of Contents: Vol. 92 – Issue 1 – Gennaio 2024

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