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MRONJ: due approcci chirurgici a confronto
Obiettivi Questo studio retrospettivo osservazionale ha come scopo quello di valutare la percentuale di recidive di MRONJ in pazienti onco-ematologici sottoposti a due differenti interventi chirurgici, uno meno invasivo (A) e uno più radicale (B).
Con MRONJ si intende un’“esposizione ossea con fistola intra- o extra-orale nella regione mascellare, persistente per più di 8 settimane in pazienti che hanno o stanno assumendo farmaci correlati con ONJ, in assenza di pregressa terapia radiante”. I farmaci associati al rischio di ONJ sono generalmente prescritti per trattare secondarismi ossei da tumore solido, lesioni osteolitiche da mieloma multiplo, ipercalcemia maligna o malattie osteometaboliche. Tali farmaci appartengono alla classe dei bifosfonati, agli anti-riassorbitivi contenenti anticorpi monoclonali e anti-angiogenetici.
Negli ultimi anni si è notata l’efficacia della prevenzione primaria della MRONJ, consistente nell’eliminazione dei fattori locali di rischio nei pazienti a rischio ONJ ed effettuando trattamenti odontoiatrici prima di iniziare la terapia.
Materiali e metodi Lo studio, relativo a 77 pazienti oncologici ed ematologici, è stato svolto a partire da dati raccolti presso l’U.O. Odontostomatologia e l’U.O. Chirurgia Maxillo-Facciale dell’ASST Spedali Civili di Brescia tra novembre 2016 e luglio 2018. Tutti i pazienti sono stati o sono ancora in terapia con bifosfonati o denosumab. I pazienti inclusi nello studio hanno un follow-up minimo di un anno. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi a seconda del tipo di intervento chirurgico a cui sono stati sottoposti: interventi più conservativi (gruppo A) e interventi più radicali (gruppo B). Il tipo di intervento chirurgico è stato scelto sulla base della stadiazione della patologia MRONJ; è stata utilizzata la stadiazione proposta dall’American Association of Maxillofacial Surgeons.
Entrambi i gruppi di pazienti sono omogenei dal punto di vista del protocollo pre- e post-chirurgico, nonché nel programma di follow-up. Si è scelto come termine per definire l’esito il momento di manifestazione della recidiva stessa. Gli interventi chirurgici più conservativi si limitavano a curettage ossei o sequestrectomie in anestesia locale; gli interventi più radicali comprendevano chirurgia resettiva marginale o segmentale in anestesia generale.
Risultati L’analisi statistica è stata condotta su un gruppo di 52 pazienti, in quanto di 25 pazienti dei 77 totali non è stato possibile risalire alla patologia di base o al tipo di intervento svolto. L’analisi della percentuale di recidive negli interventi chirurgici porta a un P-value di 1, statisticamente non significativo, con un odds ratio di 1,09.
È stata analizzata la percentuale di recidive in interventi chirurgici meno invasivi (curettage ossei, sequestrectomie) rispetto alla percentuale di recidive con procedure chirurgiche più radicali (chirurgia resettiva marginale o segmentale). Il numero di recidive nel gruppo A (interventi meno invasivi) è risultato essere di 4 casi su 24, mentre nel gruppo B (intervento più invasivo) è risultato essere di 5 casi su 28.
Conclusioni I risultati dello studio non mostrano alcuna differenza statisticamente significativa tra i due approcci chirurgici. Dato il campione ristretto, sono necessari ulteriori studi, in particolare RCT.
Significato clinico I risultati dello studio non mostrano alcuna differenza statisticamente significativa tra i due approcci chirurgici.
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