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Progresso
In una ricerca di una ventina di anni fa gli autori dimostravano in maniera inequivocabile che il filo interdentale un fattore protettivo verso l’obesità e la condizione di sovrappeso. L’obiettivo dell’articolo era evidente: mostrare come dati ottenuti da ricerche scadenti, ma soprattutto interpretati da ricercatori poco attenti (per essere gentili), potessero indicare associazioni causali che causali non sono. Un caveat importate, allora come oggi.
Credo sia inutile dire che l’igiene degli spazi interdentali non faccia dimagrire, il punto è che prendersi molta cura della bocca è un forte indicatore di stili di vita salutari, e di attenzione verso la salute in generale. Quindi chi passa il filo è meno probabile che possa essere obeso.
Ho ripensato a questa ricerca mentre leggevo un articolo appena pubblicato dal Journal of Dental Research in cui gli autori, Listl e Bärnighausen, propongono, passando così dall’individuo alla popolazione, che la salute orale sia impiegata per misurare il progresso sociale ovvero “il miglioramento nel tempo della capacità delle nazioni di soddisfare almeno le primarie necessità sociali, materiali e spirituali dei cittadini” (OMS-WHO).
Gli autori partono dalla constatazione che la salute della bocca non è mai considerata dagli indici attualmente impiegati per misurare il progresso sociale, utilizzano variabili quali aspettativa di vita, mortalità per malattie infettive e non trasmissibili, altezza, peso, malnutrizione, fertilità, e accesso alle cure (non quelle odontoiatriche). La salute orale, sostengono Listl e Bärnighausen, sarebbe un ottimo indicatore: perché inclusiva delle dimensioni fisiche e psicosociali della salute, perché dotata di impatto significativa in tutte le fasi della vita, perché ottima spia di condizioni diverse quali quelle legate all’alimentazione (malnutrizione o qualità della dieta), oltre ad essere facilmente misurabile (anche solo contando i denti). Inoltre le malattie della bocca sono tra le più comuni al mondo, hanno un forte impatto sulla qualità di vita, condividono fattori di rischio con altre condizioni comuni, hanno un costo molto alto per individui, famiglie e società (il terzo nella Unione Europeo dopo diabete e malattie vascolari secondo gli autori).
Questa proposta, oltre a sembrare assolutamente ragionevole, avrebbe anche l’effetto di provare a correggere l’idea, radicata soprattutto in chi si occupa di politica sanitaria, che la salute della bocca è altro rispetto alla salute.
Buona lettura.
Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos