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Teoria e pratica professionale dell’assistente di studio odontoiatrico
Già la prima edizione del 2006 aveva riempito un vuoto: mancava, infatti, un vero e proprio testo didattico di riferimento che aiutasse quella che allora si chiamava “la signorina di studio” nell’avvio e nello svolgimento della professione.
Da allora molto è cambiato: da un lato, l’istituzione per decreto della figura e del profilo di Assistente di Studio Odontoiatrico; dall’altro la tecnologia strumentale, l’innovazione continua e le “superspecializzazioni” a permeare sempre di più lo studio del moderno odontoiatra.
Nuove sfide che Viviana Cortesi Ardizzone, in collaborazione con autori storici e nuovi, ha voluto raccogliere e sintetizzare nel nuovo volume “L’assistenza nello studio odontoiatrico. Teoria e pratica professionale dell’ASO”, come racconta in questa intervista.
Professoressa Cortesi, attraverso l’istituzione del profilo professionale (DPCM 9 febbraio 2018) la figura dell’ASO vede finalmente definita e regolamentata anche la formazione necessaria sia per sostenere l’esame di qualifica, finalizzato al conseguimento dell’attestato di abilitazione, sia per l’aggiornamento di chi già lavora in studio in ottemperanza con i requisiti richiesti dalla normativa e dalle linee guida.
Il riconoscimento dell’ASO come figura professionale istituita con le sue competenze, i suoi compiti clinici e il suo percorso didattico teorico e clinico (come scrive nella presentazione del nuovo volume la professoressa Laura Strohmenger) ha rappresentato un’importante conquista per la categoria.
A far data dal decreto, l’ASO ha un ruolo ben definito ed esclusivo all’interno dello studio. Una dignità professionale ufficialmente riconosciuta. Ora l’ASO deve acquisire la consapevolezza del suo prezioso, difficile e stupendo ma insostituibile ruolo e deve saperlo proteggere nei diritti e nei doveri. Rispettare il ruolo e soprattutto farlo rispettare.
Per alcune/i i sacrifici non sono ancora finiti perché quando si stabiliscono delle regole c’è sempre qualcuno che in quelle regole non rientra. Per esempio, chi non ha i previsti 36 mesi di attività negli ultimi 5 anni e deve frequentare le 300 ore di teoria, chi teme per il titolo di studio d’accesso al corso, chi era stato assunto con un’altra qualifica dagli uffici per l’impiego per citare alcune situazioni.
Sono certa che piano piano non mancherà la buona volontà di fare ordine e in questo sarà ancora una volta insostituibile il ruolo delle associazioni e del sindacato di categoria ai quali va il mio encomio per avere lottato e ottenuto il riconoscimento della qualifica.
Oggi la parola d’ordine per l’ASO qualificata dovrà essere: associarsi. Da soli, soprattutto nelle fasi di transizione come questa, non si va da nessuna parte.
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