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Gli esami radiografici sono sempre necessari?

Una domanda

Perché non si sa mai.
Perché il nuovo apparecchio è costato molto.
Perché tanto non costa niente.
Perché così mi proteggo in caso di contenzioso. Perché è la cosa migliore per il mio paziente. Perché senza una panoramica non inizio neanche.
Perché è un po’ che non facciamo una lastra.
Perché è meglio una in più che una in meno.
Questi sono alcuni dei motivi per cui noi tutti sottoponiamo i pazienti a un esame radiografico. Uno solo è un motivo valido.

La diagnostica per immagini ha un ruolo fondamentale nella pratica odontoiatrica, specialistica e non. Le malattie di cui soffrono i nostri pazienti interessano quasi invariabilmente i tessuti mineralizzati e quindi ricorriamo alle immagini radiografiche non solo per scopi diagnostici, ma in tutte le fasi del trattamento: pianificazione, esecuzione e verifica degli esiti, immediata e a distanza.

Siamo bravi a leggere le panoramiche, spesso più di chi le referta, e frequentiamo regolarmente corsi di radioprotezione. Mi stupirei se scoprissi che in Italia esistono molti studi privi di un tubo radiogeno, mentre sono sempre di più quelli attrezzati con strumenti per ortopantomografie e TC.

Ma “troppa confidenza fa perdere la riverenza”, si dice a Milano. E il rischio di sbagliare è dietro l’angolo. Soprattutto quando la ricerca più attenta ci dice che alcuni test sono utili solo per aumentare i trattamenti inutili, mentre ieri uno studio del Journal of Dental Research concludeva che una TC eseguita per ragioni implantari espone a un rischio non trascurabile di tumore e un editoriale dell’autorevolissimo New England Journal of Medicine di qualche anno fa s’interrogava sulla sicurezza di questo esame radiografico.

Nessun allarmismo, sia chiaro (anche se la dose di radiazioni assorbite dai nostri pazienti è in continua crescita). Ma in un mestiere tanto bello quanto difficile come prendersi cura della salute altrui, prima di prescrivere un esame radiografico (e non solo) dovremmo provare a chiederci: è davvero la cosa migliore per il mio paziente?

Buona lettura.

Prof. Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos

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