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L’evoluzione dell’impronta odontoiatrica
A firma di Enrico Gherlone, affiancato da un nutrito gruppo di coautori d’eccellenza, è stata data alle stampe la terza edizione del volume L’impronta in protesi dentaria, un valido supporto per i professionisti nel conoscere e gestire il processo di cambiamento tecnologico in atto, senza dimenticare le competenze acquisite nel passato.
Partendo da una rivisitazione delle tecniche tradizionali e arrivando ai moderni protocolli digitali e alle tecnologie atte a perseguirli, nel volume viene presa in considerazione tutta la procedura di rilevamento dell’impronta, dalle tradizionali tecniche ancora oggi attuali, fino a giungere al rilevamento tramite scanner digitali.
Per approfondire le novità presentate nella terza edizione abbiamo posto alcune domande all’autore.
A che cosa è dovuto il grande interesse suscitato dal suo volume, sin dalla prima edizione del 2000?
Sono due, a mio avviso, gli elementi principali: il primo che dovunque si parlava di impronte, ma mai nessuno le aveva trattate in un testo così completo e specifico; il secondo che l’imprimatur che mi dette allora Ivano Casartelli, mio maestro “improntologo” che allora lavorava con me al San Raffaele, fornì motivazioni e competenze necessarie per un buon successo.
Il progresso delle conoscenze protesiche non può e non deve fermarsi, così come la voglia di migliorarsi sempre a vantaggio dei nostri pazienti.
L’impronta è una procedura fondamentale per una riabilitazione protesica di qualità rappresentando l’anello di congiunzione tra il lavoro dell’odontoiatra e quello odontotecnico e le nuove tecnologie digitali, almeno in un primo momento (siamo infatti ancora agli albori…), pare possano esserci di aiuto nel migliorare la precisione, semplificando il workflow operativo e migliorando l’immagine stessa del professionista sia dal punto di vista della qualità percepita sia di quella effettiva.
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