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I traumi dentali: considerazioni epidemiologiche e terapeutiche. Revisione narrativa della letteratura

RAZIONALE: I traumi dentali (Traumatic Dental Injuries, TDI) sono, paradossalmente, una delle patologie più diffuse al mondo in assoluto, con oltre un miliardo di persone colpite, ma anche una delle meno conosciute e studiate dalle organizzazioni di salute pubblica internazionali quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

OBIETTIVI: L’obiettivo di questa revisione narrativa della letteratura è di fornire informazioni condivise sui TDI (classificazione, epidemiologia, eziologia, diagnosi, trattamento, prevenzione primaria) utilizzando fonti internazionalmente riconosciute: l’International Association of Dental Traumatology (IADT), la rivista scientifica Dental Traumatology, il manuale “Textbook and Color Atlas of Traumatic Injuries to the Teeth”, quinta edizione.

RISULTATI: La classificazione dei TDI è entrata definitivamente nel sistema internazionale
di classificazione delle patologie ICD (International Classification of Diseases and Injuries) soltanto da marzo 2022, con il codice di riferimento NA0D e due gruppi, i traumi dei tessuti duri e della polpa (NA0D.0) e i traumi dei tessuti periodontali (NA0D.1). Ogni anno nel mondo si verificano 50-77 milioni di TDI, con un numero globale di persone affette compreso tra 900 milioni e 1 miliardo e 250 milioni; la prevalenza è maggiore nelle Americhe e nel Sud-Est Asiatico.
Per quanto riguarda l’eziologia, i TDI sono dovuti all’impatto diretto o indiretto di un oggetto sul dente, per cui dipendono dalla massa e dalla velocità dell’oggetto. A parità di oggetto e impatto, il tipo di trauma che si verifica è conseguente allo stato del dente e dei tessuti di supporto. Inoltre, ci sono fattori di rischio relativi alla persona (intrinseci) e ambientali (estrinseci). Tra i primi l’eccesso di overjet, corresponsabile di 100-300 milioni di TDI, l’incompetenza labiale, la protrusione degli incisivi superiori, l’obesità, il disturbo da deficit dell’attenzione/ iperattività (Attention-Deficit/ Hyperactivity Disorder, ADHD) e il piercing linguale. I fattori di rischio estrinseci corrispondono agli eventi che hanno causato il trauma dentale e sono le cadute sia in casa che fuori, l’attività motoria e lo svago, l’attività sportiva, le collisioni contro oggetti di vario tipo, la violenza, gli incidenti stradali e l’uso inappropriato dei denti (per esempio, aprire tappi girevoli, scartare pacchi, tagliare fili).
La diagnosi e il trattamento dei traumi dentali sono oggetto delle linee guida della IADT. La diagnosi di alcuni tipi di TDI richiede una specifica preparazione ed esperienza sia nell’esame clinico che in quello strumentale; in particolare, è spesso utile effettuare più radiografie da angolazioni differenti per evidenziare la presenza della lesione. È inoltre sempre indicato il monitoraggio periodico del paziente che spesso bisogna informare su possibili sviluppi negativi. Il trattamento non è solo materia di conservativa, endodonzia, parodontologia, ortodonzia e chirurgia, ma riguarda anche metodi specifici per il traumatismo dentale, come la sigillatura delle infrazioni, la reidratazione del frammento di dente fratturato, le manovre di riposizionamento dei denti con lussazione laterale, intrusione ed estrusione, il mantenimento in sede degli apici radicolari fratturati o il trasporto dei denti avulsi.
La prevenzione primaria dei TDI è anch’essa particolare. Non esiste ad oggi un metodo che consenta di ridurre in maniera significativa l’incidenza dei traumi nella popolazione come per esempio succede nel caso della carie dentale. L’unico presidio efficace è il paradenti valido per alcuni tipi di sport che però viene utilizzato raramente dagli sportivi nonostante la sua efficacia.

CONCLUSIONI: Il traumatismo dentale dovrebbe essere oggetto di una specifica branca dell’odontoiatria, così come già accade per altre discipline focalizzate su un’unica patologia dentale e dovrebbe entrare nel core curriculum dei corsi di laurea.

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Table of Contents: Vol. 90 – Issue 8 – Ottobre 2022

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