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Apparecchiature laser e COVID-19: raccomandazioni cliniche della SILO
La luce e i suoi effetti hanno affascinato gli uomini fin dall’alba dei tempi, sia in termini magici che religiosi. Con il progredire della scienza, i suoi effetti benefici sul corpo umano e sulla mente sono stati gradualmente oggetto di studio e di ricerca scientifica. Già Ippocrate si era accorto del fenomeno; tuttavia, solo all’inizio del XX secolo la luce fu utilizzata con successo per uso medico, grazie agli studi di Niels Ryberg Finsen, padre della moderna fototerapia, insignito del Nobel nel 1903.
Lo sviluppo dei laser tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60 e la successiva evoluzione dell’emissione luminosa ha dato origine alla terapia laser o alla terapia della luce. Oggi la fotobiomodulazione si è evoluta, consentendo prove basate sull’evidenza scientifica, mediante l’utilizzo degli effetti fotochimici di laser a bassa potenza, delle luci a LED e di altre fonti monocromatiche di luce per trattare differenti malattie. Questo sviluppo ora consente ai clinici di sfruttare l’effetto specifico di ciascuna lunghezza d’onda o spettro di luce ai fini del trattamento terapeutico.
I virus che si diffondono per via aerea sia in ambienti interni che esterni sono soggetti a stress ambientali, incluse temperatura, umidità relativa e luce solare che possono causare perdita di infettività prima che il virus raggiunga l’ospite.
Il tasso di decadimento dipende dallo specifico fenotipo del virus, dalla composizione delle particelle contenenti il virus e dalle condizioni nell’ambiente circostante.
Studi di laboratorio con virus influenzali hanno indicato che il virus decade più lentamente a basse temperature e in assenza di ultravioletti (UV), con effetti variabili dell’umidità relativa a seconda della composizione del liquido di sospensione iniziale.
COVID-19 e disinfezione mediante luce
La malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) è stata segnalata per la prima volta nel dicembre 2019 e quindi caratterizzata come pandemia dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’11 marzo 2020. Nonostante i grandi sforzi compiuti dai ricercatori di tutto il mondo per contenere la sua propagazione, il β-coronavirus si diffonde sia per contatto diretto che per via aerea attraverso droplet di saliva che possono rimanere in sospensione aerea nelle vicinanze delle aree dove è presente il portatore fino a tre ore.
Vista la rapida diffusione della malattia, anche attraverso i portatori asintomatici, è di fondamentale importanza studiare tecnologie che possano inattivare il virus disperso nell’aria in luoghi pubblici e quindi limitarne la diffusione per via aerea.
L’esposizione alla luce ultravioletta (UV) è un approccio antimicrobico la cui efficacia contro diversi ceppi di virus a diffusione aerea è stata dimostrata.
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