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Superare i limiti della rigenerazione parodontale con sole amelogenine: approcci minimamente invasivi vs tecnica della parete connettivale. Un caso clinico
La parodontite è stata recentemente definita come una malattia infiammatoria multifattoriale cronica associata a biofilm dentali disbiotici e caratterizzata dalla progressiva distruzione dell’apparato di supporto del dente. La parodontite, comprese le sue forme più lievi, colpisce circa il 50% degli adulti. Nelle donne, la sua prevalenza è stata riportata come inferiore, essendo intorno al 38% in diverse popolazioni. Oltre alle sue rilevanti manifestazioni orali, molteplici studi hanno evidenziato come la parodontite possa influenzare la salute sistemica e persino essere associata a un incremento di mortalità.
I difetti intra-ossei sono un riscontro comune nei pazienti con parodontite ed espongono i denti interessati a un rischio maggiore di perdita, poiché sono spesso associati a profondità di sondaggio (PPD) profonda, che è considerata il principale fattore di rischio per la progressione della malattia. Quando, dopo i passaggi 1-2 della terapia, è ancora presente PPD residua 6 mm in associazione a difetti intra-ossei di 3 mm o di più profondità, è indicata la chirurgia parodontale rigenerativa.
Diverse tecniche di gestione dei tessuti molli e tecnologie rigenerative sono state proposte per eseguire tali interventi chirurgici, comprese tecniche minimamente invasive (MIST) e modifiche di queste ultime che lasciano i tessuti interdentali attaccati ai denti per massimizzare la stabilità del lembo (per esempio, Single-flap approach – SFA – o M-MIST).
Tuttavia, anche nei casi in cui la stabilità della ferita è massimizzata e gli interventi sono eseguiti da chirurghi di esperienza, possono verificarsi conseguenze estetiche negative tra cui la recessione gengivale buccale post-operatoria e la perdita di altezza della papilla.
Inoltre, con l’uso di queste tecniche il potenziale di rigenerazione parodontale è intrinsecamente limitato dallo spazio già disponibile al di sotto delle papille.
Per superare queste limitazioni, negli ultimi anni sono stati proposti lembi alternativi, inclusi approcci che impiegano l’uso di un innesto di tessuto connettivo per consentire l’avanzamento coronale delle papille associate ai difetti, aumentando il potenziale spazio rigenerativo (per esempio, tecnica della parete connettivale – STWT).
Lo scopo di questo caso clinico con follow-up di 2 anni è quello di presentare un caso di una donna con parodontite la cui fase 3 della terapia è consistita in 5 rigenerazioni parodontali eseguite con l’uso di soli derivati della matrice dello smalto (EMD) e applicando diverse tecniche di gestione dei tessuti molli.
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