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Anni Sessanta dello scorso secolo. Stanley Kubrick e Arthur C. Clarke, maestri rispettivamente della regia cinematografica e della letteratura fantascientifica, lavorano insieme alla sceneggiatura di quello che sarà uno tra i film più importanti della settima arte. Tra i protagonisti, nel ruolo del cattivo, un computer senziente, intelligenza artificiale diremmo oggi, dal nome HAL (acronimo di Heuristic ALgorithmic e probabilmente crittogramma di IBM). Tenterà di uccidere tutti i membri umani dell’equipaggio dell’astronave Discovery, riuscendovi in buona parte. Per chi nel 1968 era seduto in sala, la storia è ambientata più di trent’anni nel futuro; per noi che adesso lo guardiamo in streaming, è più di vent’anni nel passato. Non credo sia necessario scriverlo, però non si sa mai: il film è 2001 Odissea nello spazio.

Nel 2023 che si conclude, l’intelligenza artificiale è stata argomento onnipresente, dalle chiacchiere da bar sulle foto del papa in piumino, alle discussioni del G7 sul futuro dell’economia globale, dalla ricerca medica per salvare le vite, alla tecnologia militare per massimizzare le morti.

Tutti concordano che cambierà il mondo, pochi sanno come, molti sono preoccupati, e qualcuno è decisamente impaurito.

Si dice che in medicina l’intelligenza artificiale ridurrà gli errori, ma quelli che farà potrebbero essere catastrofici, che esista il rischio che amplifichi bias esistenti di genere, età, etnia, e intanto sono già attivi servizi per i pazienti tanto odiosi quanto quelli di una compagnia telefonica, e in alcune specialità si prevede che gli algoritmi sostituiranno i medici umani (medici umani? ma cosa ho scritto? come se ce ne fossero di non umani).

C’è chi si prepara, come Il New England Journal of Medicine, la più importante rivista medica al mondo, che nel 2024 lancerà NEJM AI con l’idea che solo una ricerca rigorosa potrà offrire risposte valide alle domande cliniche, etiche, metodologiche che sorgeranno. Ci proveremo anche su Dental Cadmos.

Poche settimane fa 28 governi, tra cui Stati Uniti, Cina, India e Unione Europea, hanno inaugurato il AI Safety Summit firmando un documento che dice “Esiste la possibilità di danni gravi, persino catastrofici, deliberati o involontari, derivanti dalle capacità più significative di questi modelli di intelligenza artificiale”. Sarà, a me comunque, piuttosto che l’intelligenza artificiale, continua a fare più paura l’idiozia naturale.

Buona lettura.

Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos

Table of Contents: Vol. 91 – Issue 10 – Dicembre 2023

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