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Disuguaglianza: malattia universale, trasversale, ingravescente, carattere distintivo di questi anni.
Nel recente congresso internazionale della SIdP tenuto a Rimini poche settimane fa sono stati presentati i risultati di una ricerca commissionata a Key-Stone che ha fotografato l’accesso alle cure odontoiatriche tra gli italiani. L’immagine che ne è risultata è impietosa: nel 2023 tra le famiglie non povere si registra un tasso di accesso intorno al 69%, contro il 16% delle famiglie in condizioni di povertà. Come sappiamo, nel nostro Paese (come del resto nella maggior parte del mondo) il mantenimento, o forse sarebbe meglio dire il ripristino della salute orale è a carico dei cittadini. Infatti il Sistema Sanitario Nazionale, universalistico per la quasi totalità delle prestazioni, si prende cura solamente della bocca dei piccoli pazienti e di categorie fragili per problemi di salute o condizioni socio-economiche. E anche per queste categorie l’offerta è decisamente al di sotto delle necessità. Chi, per buona sorte, non è molto povero o molto malato, deve pagare.
Il risultato è una difficoltà di accesso alle cure che, se analizzata su base geografica, ci racconta di una realtà dove la diseguaglianza diventa ancora più evidente scendendo lungo lo stivale, dove l’accesso cala dal 74% del nord al 40% del sud, passando per il 66% del centro.
In fondo niente di nuovo, con buona pace del Global strategy and action plan on oral health 2023–2030 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha come obbiettivo per il 2030 di garantire all’80% della popolazione mondiale l’accesso a servizi essenziali per la salute orale.
Non c’è dubbio che l’onere di affrontare questo problema sia a carico dello Stato. Ma noi? Noi odontoiatri, noi igienisti, noi docenti universitari, noi società scientifiche, noi associazioni sindacali, noi stakeholders come direbbero gli anglosassoni, che in quanto tali siamo parte del problema, non dovremmo provare a contribuire alla soluzione? Non sto pensando a progetti di volontariato: meritevoli, generosi, ma ininfluenti. E a dire la verità non sto pensando proprio a nulla, non è un problema alla mia portata. Però, come sta scritto su un biglietto che mi ha regalato un amico e che tengo in bella vista nel mio ufficio: “nessuno di noi è tanto intelligente quanto tutti noi messi insieme”. Iniziamo almeno a parlare, a studiare, a discutere insieme, chissà che qualche buona idea non ci possa venire.
Buona lettura.
Giovanni Lodi, Direttore Scientifico Dental Cadmos