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La salute orale è un diritto per tutti
COI, Cooperazione Odontoiatrica Internazionale, nasce nel 1993 a Torino dall’esperienza di volontari impegnati con interventi di odontoiatria nell’ambito di organizzazioni non governative mediche. Si pone come mission la promozione della salute orale nelle comunità svantaggiate. Oggi opera a livello internazionale, ma è attiva anche in Italia.
È l’unica organizzazione non governativa (Ong) odontoiatrica, riconosciuta dal ministero degli Affari Esteri ed è iscritta nel registro delle Organizzazioni della Società Civile dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Abbiamo incontrato Giancarlo Vecchiati, fondatore e past president. Insieme abbiamo ripercorso un lungo cammino in Africa, Sud America, Medio Oriente e abbiamo approfondito le criticità di un sistema di cooperazione tuttora fondamentale.
Che cosa l’ha convinta nel 1993 a fondare COI?
Il desiderio di far comprendere la necessità di agire in favore della salute orale nei progetti di cooperazione, con l’istituzione di una Ong esclusivamente odontoiatrica. In quegli anni, la salute orale era una realtà misconosciuta e trascurata, non interessava molto alle Ong mediche. C’erano altre priorità. Eravamo sorpresi e amareggiati da questo disinteresse, ma soprattutto dalla diffusa non conoscenza dei problemi di salute orale esistenti. Il volontariato odontoiatrico cercava di fare qualcosa. Ma le poche realtà esistenti, piccoli gruppi o singoli colleghi, agivano con interventi spot e con l’invio di volontari in modo non costante, spesso solo nel periodo delle ferie. Per di più, quasi sempre, si limitavano a risolvere l’urgenza con estrazioni e cure conservative, senza incidere ad esempio sull’aumento della carie. Di fronte a una domanda enorme, la risposta era inadeguata e insufficiente. Bisognava cambiare radicalmente approccio e così nacque COI.
“La salute orale è un diritto per tutti” è il vostro motto: ieri e oggi?
Certamente. Già all’inizio degli anni Novanta avevamo compreso che la salute orale era una realtà e un diritto negato tra le popolazioni più povere del mondo. Bastano due dati per capire le dimensioni del problema. In Etiopia c’era un dentista ogni 4 milioni di persone e in Africa, nelle aree rurali, si moriva per il Noma, un’infezione gangrenosa devastante che originava da una banale infezione gengivale. In Sudamerica, a 12 anni, i bambini avevano DMFT molto elevati. Oggi dibattito e conoscenza del problema sono cresciuti. Soprattutto si sta comprendendo come la salute orale, facendo parte della salute globale della persona e delle comunità, sia un diritto fondamentale e debba essere tutelata.
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