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Mini-rialzo: empiema del seno mascellare
Obiettivi Gli autori, presentando l’analisi di un caso di contenzioso medico-legale odontoiatrico legato a migrazione di un impianto nel seno mascellare, si pongono l’obiettivo di individuare gli elementi fondamentali nella conduzione della diagnosi pre-operatoria nel piccolo rialzo del seno mascellare e di evidenziare l’importanza, nella lite, di avvalersi di consulenti competenti e di legali esperti in responsabilità professionale odontoiatrica.
Materiali e metodi Viene analizzato un caso di penetrazione di impianto nel seno mascellare a seguito di infezione post-chirurgica. L’errore non è legato alla progettazione o all’esecuzione tecnica della chirurgia implantare, bensì a un’incongrua gestione del periodo post-chirurgico e della complicanza infettiva insorta. Paziente di sesso femminile, di anni 31, con frattura del dente 15, sottopostasi a un intervento di inserzione post-estrattiva immediata di un impianto con tecnica di mini-rialzo. La radice di 15 è in stretto rapporto con il seno mascellare. L’intervento si protrae più a lungo di quanto preventivato, a detta del chirurgo a causa di una lacerazione della membrana sinusale che ha reso necessarie ulteriori manovre chirurgiche.
Alla comparsa di un dolore lancinante nei giorni successivi all’intervento, viene prescritta dal curante terapia antibiotica senza risultati. La paziente viene quindi inviata da neurologo e otorinolaringoiatra. È presente un empiema del seno mascellare di destra.
La signora si sottopone a visite mediche e specialistiche che concordano nel ritenere necessaria la rimozione dell’impianto in struttura protetta. Vengono incisi gli ascessi con grande gemizio di pus e viene programmato un intervento d’urgenza (Caldwell-Luc) con contestuale rimozione dell’impianto dentale, in regime di ricovero ospedaliero.
Durante il periodo di convalescenza post-chirurgica la signora è rimasta allettata per circa 60 giorni. La TC di controllo, eseguita a distanza di un mese, mostra la mancata rimarginazione ossea nella zona dove era presente l’impianto, con mancata formazione della parete del seno mascellare e accumulo di materiale di granulazione all’interno dello stesso. Rientrata al lavoro pur non essendo guarita, la signora si è resa conto di non essere più in grado di svolgere le normali mansioni di magazziniera come in precedenza per la presenza di vertigini, fuoriuscita di muco e l’insorgenza di crisi dolorose. L’estrema difficoltà ad alimentarsi ha comportato un calo di peso pari al 20% della massa corporea globale.
Al momento della visita di consulenza al fine dell’analisi e della valutazione medico-legale circa sette mesi dopo l’intervento di implantologia, si riscontrano:
- assenza del pavimento del seno mascellare destro in corrispondenza di 15, dove è evidente un’ampia breccia del processo alveolare sul versante alveolare;
- ispessimento della mucosa del seno mascellare destro che posteriormente appare completamente occupato da materiale denso. Il riscontro clinico della citata diagnosi radiologica è caratterizzato da un quadro di sinusite cronica con episodi intercorrenti di patologia acuta;
- nevralgia severa da deafferentazione dei rami nervosi zonali;
- gonfiore residuo del volto a destra con asimmetria facciale;
- alterazione della mimica facciale per paralisi di rami terminali del nervo facciale;
- necrosi degli elementi dentali 14 e 16;
- intraoralmente, presenza di una fovea verticale mucogengivale in zona 15 per la mancanza ossea alveolare e basale di sostegno.
Risultati e conclusioni Il nesso di causalità materiale tra l’operato del curante e le conseguenze riportate dalla visitata per consulenza appare assolutamente certo. Il caso si è concluso senza adire la via giudiziaria, con un risarcimento complessivo, in via transattiva, di euro 97.000,00.
Possiamo considerare la risoluzione transattiva una forma di prevenzione secondaria del contenzioso nel caso esaminato in cui, acclarato l’“an” (responsabilità professionale in implantologia per errata gestione della complicanza) vi è stato accordo sulla proposta risarcitoria, evitando inutili aggravi di tempi e di costi che il percorso giudiziario avrebbe comportato.
Significato clinico Il caso presentato è caratterizzato dalla migrazione dell’impianto nel seno mascellare con errata gestione della complicanza e insorgenza di grave quadro infettivo con empiema massivo.
La competenza del consulente di parte e la buona gestione stragiudiziale da parte dei legali hanno consentito la soluzione transattiva della controversia.
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