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I bitemarks in odontologia forense: aspetti, metodologie di studio e criticità analitiche
OBIETTIVI: I bitemarks rinvenuti sulle scene del crimine sono stati considerati, per molto tempo, elementi utili o prove cruciali per l’ottenimento di condanne. Tuttavia, nel corso degli anni si sono appurate diverse criticità concernenti i rilievi identificativi delle lesioni da morso che hanno portato a emettere verdetti di ingiusta condanna degli imputati.
L’orientamento comune, attualmente, è quello di abbandonare l’utilizzo esclusivo dei bitemarks come prova giudiziale.
Questo studio ha lo scopo di evidenziare caratteristiche, tipologie e meccanismi di produzione dei bitemarks, descrivere e mettere a confronto i diversi metodi analitici identificativi e sottolineare gli attuali orientamenti della comunità scientifica internazionale.
MATERIALI E METODI: È stata svolta una revisione sistematica della letteratura scientifica, consistente in libri di testo e articoli scientifici. Sono state esaminate, inoltre, le linee guida aggiornate dell’American Board of Forensic Odontology, il rapporto “Strengthening Forensic Science in the United States: A Path Forward”, stilato dal Committee on Identifying the Needs of the Forensic Science Community del National Research Council e le raccomandazioni della Texas Forensic Science Commission.
DISCUSSIONE: L’analisi dei bitemarks avviene, solitamente, in casi di violenza sessuale, omicidio e abuso di minori. Le caratteristiche delle lesioni possono essere influenzate da numerosi elementi. Il fattore analitico più impegnativo è l’interpretazione dei segni di morsi umani lasciati sulla pelle. Esistono diverse tecniche identificative, come le metodologie convenzionali e digitali bidimensionali e tridimensionali.
Nel corso degli anni l’orientamento scientifico ha messo ampiamente in discussione le certezze di poter pervenire all’identificazione di un papabile sospettato di un crimine mediante l’analisi esclusiva delle lesioni da morso. Fattori quali l’esperienza degli operatori, l’impossibilità di stabilire l’unicità dei segni lasciati sui tessuti tegumentari a causa di criticità inerenti alla distorsione, nonché la difficoltà di duplicare le impronte in maniera affidabile hanno portato l’American Board of Forensic Odontology a rivisitare considerevolmente le linee guida inerenti allo studio e all’utilizzo delle impronte da morsicatura.
L’attuale ricerca scientifica sconsiglia di tenere in considerazione le eventuali prove giudiziali inerenti alle sole lesioni da morsicatura durante i processi criminali.
CONCLUSIONI: Durante il corso degli anni l’analisi delle lesioni da morso mediante tecniche convenzionali e digitali si è rivelata utile come strumento identificativo di sospetti e vittime di reati commessi, al fine di risolvere molti casi criminali. Tuttavia, le criticità inerenti alla veridicità delle prove prodotte in giudizio hanno spinto la comunità scientifica a riconsiderare l’unicità dei segni inflitti dalla dentizione umana sul tessuto tegumentario e l’identificazione di potenziali criminali esclusivamente mediante l’analisi delle lesioni da morso.
Gli odontoiatri forensi, attualmente, stanno adottando un atteggiamento più prudente e riflessivo per quanto concerne la produzione di prove basate sull’analisi dei bitemarks durante i processi criminali.
Ulteriori ricerche scientifiche saranno fondamentali ai fini di permettere analisi qualitative basate sull’evidenza, utili a conseguire risultati ottimali in termini di certezza delle prove da produrre in giudizio.
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