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SPECIALE 90 ANNI: LE VOCI DEI DIRETTORI
1933-2023: novant’anni di odontoiatria letti attraverso le pagine della rivista.
Come e cosa è cambiato?
Alcune riflessioni “ad alta voce” di due direttori storici di Dental Cadmos: Carlo Guastamacchia e Giovanni Lodi.
Carlo Guastamacchia. Se dovessi pensare a una definizione che sintetizza il percorso che ho fatto come direttore di Dental Cadmos userei il termine “coraggio”.
Coraggio perché fummo i primi a immaginare una rivista aperta che desse voce a tutti i colleghi, coraggio perché fummo tra i primi a parlare di impianti, coraggio perché iniziammo a pensare a un’odontoiatria moderna resa possibile anche dalle innovazioni cliniche e strumentali.
Infine, coraggio perché affermammo con forza sin da subito che la cosa più importante in odontoiatria è la prevenzione e solo successivamente viene tutto il resto.
Voglio ricordare a tal proposito quanto affermava il mio amico e collega americano Bob Barkley: “il dentista non è altro che un falegname che continua a riparare la mobilia mentre la casa sta bruciando”.
Giovanni Lodi. Concordo pienamente con quanto affermato. Poiché sono convinto che le parole abbiano un peso, mi chiedo infatti da tempo se ha senso che il corso di laurea si chiami “Odontoiatria e protesi dentaria”. Innanzitutto: perché protesi e non parodontologia? Oppure ortodonzia?
A mio avviso dovrebbe chiamarsi “Corso di odontoiatria e salute orale”.
Questa riflessione è emersa anche qualche anno fa su Lancet, perché il modello di odontoiatria che insegue i danni che la malattia provoca è un modello che non è accettabile, perché solo in pochi se lo possono permettere, perché ha costi non sostenibili, perché è eticamente sbagliato.
L’obiettivo corretto e attuale deve mirare alla salute della bocca e non alla riparazione del danno fatto dalla malattia.
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